Berlin, Deutsche Oper, Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart
UN FLAUTO NELLA NEVE
Allegro e variegato, a tratti esilarante, lo Zauberflöte mozartiano proposto quest'anno dalla Deutsche Oper di Berlino per la regia di Günter Krämer, scene e costumi di Andreas Reinhardt, non sottende alcuna simbologia illuministica o ideale massonico di fondo, vuole al contrario essere solo una favola semplice e lieta, piena di immagini colorate a fantasiose.
I personaggi positivi vestono colori chiari tendenti al bianco o al giallo, le tre dame con i loro moderni abiti da sera e la Regina della notte si ammantano invece di nero.
Come in ogni favola qua e là fanno capolino esseri fantastici: il serpente iniziale ricorda Falkor nel film La storia infinita, si dimena sotto un'intensa nevicata mosso da una pletora di donne in nero le quali, una volta annientato il drago, si contenderanno Tamino cercando di sottrarlo alle tre dame; non mancano neppure splendidi animali meccanici che si muovono all'interno di una improbabile giungla e neri cannibali affamati i quali, muniti di occhiali da sole alla moda, divertono il pubblico brandendo coltello e forchetta.
Nel regno di Sarastro si semina, si ara, si miete e tutti sono semplici contadini, Papageno non è che un pagliaccio e scatena le risate di grandi e piccini, le prove supreme del fuoco e dell'acqua si svolgono fra giochi di bastoni fluorescenti rossi e blu. Unico richiamo all'Egitto alcuni papiri che pendono dal soffitto a metà del secondo atto.
Davvero ottimo tutto il cast: Yosep Kang è un Tamino efficace, dalla voce morbida e ben controllata, mentre Heidi Stober veste i panni di una Pamina delicata, dalla presenza scenica sicura e naturale, che evidenzia una vocalità calda e intensa, solida nelle note acute e nel registro centrale. Simon Pauly è un esilarante Papageno, comico e buffo, con la faccia da clown e una grande capacità mimica, il quale sa utilizzare ad arte, senza alcuna sbavatura, il bello strumento dal timbro scuro di cui è dotato. Voce profonda e sonora, anche nelle note basse, per il Sarastro di Stephen Bronk, mentre Burcu Uyar veste i panni di una Regina della notte più umana e meno algida del consueto: l'emissione forse non è potentissima, ma la voce è solida in acuto e non mostra alcuna difficoltà nelle agilità, buono il legato. Adeguate e ben affiatate le tre dame interpretate da Kathryn Lewek, Rachel Hauge, Clémentine Margaine, efficace la Papagena di Alexandra Hutton, che al termine dell'opera si esibisce col suo nuovo amore in alcuni movimenti quasi da street dance, suggestivo il nerissimo Monostratos di Burkhard Ulrich.
Molto precisa l'esecuzione dell'Orchestra della Deutsche Oper diretta da Garret Keast che in qualche punto stacca tempi un po' serrati e tende ad accentuare, in pieno accordo con le scelte registiche, i toni favolistici e rasserenanti della partitura. Molto buona e puntuale anche la prestazione del Coro della Deutsche Oper.
Teatro pieno, pubblico divertito ed entusiasta, ripetuti applausi a fine serata.
Visto a Berlino, Deutsche Oper, il 24 gennaio 2012